Soldatini di piombo
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COSACCHI DELLA GUARDIA
 
UFFICIALE
 
RUSSIA 1860

 

Alla fine del XIX secolo i cosacchi integrati nell'esercito regolare indossavano un'uniforme simile a quella della cavalleria di linea: cappello di pelo lungo, giubba e pantaloni blu con orli e finimenti del colore del reggimento, cinturone, bandoliera e stivali di cuoio nero. Le scarpe, come d'uso nell'esercito russo, erano larghe per poterle riempire di materiale protettivo durante l'inverno. Il cappello era talora sostituito dalla furagka, un berretto di panno nero con visiera tipico dei contadini russi. In antitesi a questa uniforme i cosacchi del Caucaso conservarono la tradizionale cerkeska, un abito senza colletto su cui erano cuciti dei tubi di tessuto per custodire le cartucce.

 


 

La maggior parte delle unità cosacche indossava un'uniforme simile alla cavalleria di linea zarista. Gli elementi caratteristici erano il colbacco di pelo alto (papacha) con placca metallica frontale per gli ufficiali, una giacca blu senza risvolti né polsini, pantaloni larghi della stessa tinta, stivali neri di cuoio morbido. I bordi del colletto, delle spalline e delle maniche della giubba richiamavano i colori distintivi del reggimento, così come le bandine laterali dei pantaloni. La giacca si abbottonava lateralmente, le corregge erano tutte di cuoio nero.

 

 


 

CENNI STORICI
 

Assoggettati alla Russia nel XVII secolo, ai tempi di Alessandro II, i cosacchi erano reputati dagli ufficiali zaristi una forza anacronistica, da rimpiazzare con truppe regolari. Se ciò non avvenne fu per il parere opposto dello stesso Alessandro II che li giudicava ancora utili per il controllo delle frontiere dell'impero e non volle mai sciogliere i loro reggimenti. A partire al 1874, tuttavia, egli cominciò ad integrarli nell'esercito zarista, facendone il nerbo della propria cavalleria. La trasformazione dei cosacchi in unità regolari risultò peraltro più travagliata di quanto si potesse supporre. Il fatto è che essi erano fortemente legati alla loro organizzazione tribale e faticavano ad assoggettarsi alla disciplina richiesta a truppe regolari, il che li rendeva poco affidabili sia sul campo di battaglia sia nelle missioni esplorative. Di questa inefficienza, tuttavia, non risentì mai il loro nome, considerato sinonimo di invincibilità sin da quando, durante la campagna di Napoleone in Russia, con le loro incursioni avevano contribuito a mettere in ginocchio la Grande Armata. Nel 1877 esistevano sedici reggimenti regolari di cosacchi e nove irregolari (cosacchi del Caucaso). Ogni reggimento, a sua volta, si divideva in sei squadroni ed era composto da 21 ufficiali, 86 sottufficiali, 19 trombettieri, 685 soldati semplici, un addetto alle vettovaglie e 41 ausiliari. Nel complesso i cosacchi costituivano circa i tre quarti dell'intera cavalleria imperiale.